Bucine

Abbazia di Badia a Ruoti

Visitando l’affascinante borgo senza tempo di Bucine è possibile rimanere incantati dalla Badia a Ruoti, un’abbazia arrampicata sui vicoli ciottolosi, di cui le prime testimonianze risalgono intorno all’anno mille quando apparteneva ai monaci camaldolesi; in verità ci sono indizi che lasciano pensare che ancor prima fosse di proprietà dei benedettini.

A causa dei frequenti assedi, in passato fu testimone di lotte e guerre che di volta in volta mal ridussero il complesso abbaziale, costringendola a subire alcuni interventi di strutturali, tanto da perdere il suo originale aspetto nel corso del XVII secolo.

Ad oggi, grazie ai diversi interventi di restaurazioni hanno riportato in vita la forma originaria della Badia di San Pietro a Ruoti.

La chiesa sfoggia nella facciata un prototipo pensile risalente all’XI secolo.

L’interno, che si sviluppa a croce latina, presenta una sola navata che termina a abside semicircolare; all’incrocio della navata col transetto si innalza una cupola rivestita all’esterno da un alto tiburio ottagonale. Essa custodisce alcuni affreschi del XVI secolo, che il trascorrere dei secoli ha reso frammentari; quest’ultimi rivestono le pareti laterali interne e sembrano che accompagnino lo sguardo del visitatore verso l’aureo dipinto dell’Incoronazione della Vergine di Neri di Bicci realizzato nel 1472.

L’abbazia è andata via via ingrandendosi, infatti in origine era più piccola con il tetto, in perfetto stile romanico, fatto a capriate e coperto con lastre di pietra.

Successivamente fu ampliata con l’aggiunta del transetto, dell’abside e del campanile. Per riequilibrare le nuove dimensioni del complesso, fu rialzato il tetto con l’impiego di mattoni rossi che sostituirono la pietra.

Non lontano dall’abbazia immerso nel torpore dei suoi anni, sorge uno dei cosiddetti “alberi della memoria” un maestoso e secolare la farnia di Badia A Ruoti, che con i suoi 27 metri di altezza sembra un naturale collegamento tra la terra e il cielo.

INFORMAZIONI
È possibile prenotare visite guidate tramite l’Associazione “Neri de Bicci”.

CONTATTI
Associazione “Neri de Bicci”
Tel. 338 5929912
Tel. 339 2447023

Pieve e Torre di Galatrona

Una pieve romanica nascosta tra i cipressi della campagna toscana, la Pieve di San Giovanni Battista, originariamente intitolata Canestruna (Galatrona), spicca da lontano in tutta la sua placida maestosità, con la sua facciata chiara e il campanile intonacato di bianco; costruita probabilmente in età paleocristiana, si pensa che sia stata edificata sui resti di un tempio pagano, forse etrusco.

Custodisce al suo interno tre opere di Giovanni Della Robbia, realizzate tra il 1517 e il 1521: tra cui, posto lungo la navata destra, il fonte battesimale che ritrae in cinque pannelli in rilievo la vita di San Giovanni Battista, nel sesto pannello quello frontale è invece raffigurato il battesimo di Cristo. Cinto da una cornice affrescata con motivi floreali e di indubbio impatto visivo è collocata la statua di San Giovanni Battista, che con la mano destra annuncia la venuta del Salvatore, mentre nella sinistra tiene un cartiglio.

Sull’altare maggiore sorge in tutta la sua imponenza il ciborio, terzo capolavoro robbiano. Nei sei pannelli le figure scolpite di Gesù caricato della croce, Maria Maddalena e Giovanni, i santi Leonardo e Girolamo, sembrano prendere vita.
A vegliare su tutto il versante del Valdarno domina la Torre di Galatrona (risalente al X secolo), la parte più visibile di quel che resta del castello di Galatrona, la torre di avvistamento, chiamata più semplicemente “il torrione”, situata all’estremità di un lungo sperone roccioso che si scioglie fino a Monteluco del Chianti.

La torre, costruita in pietra arenaria e murata a calcina, è suddivisa in cinque piani, alla vetta dei quali, la terrazza in cima alla torre si avverte l’importanza strategica di controllo del territorio, considerato che lo sguardo spazia dal Valdarno fino a tutti i suoi confini e la Valdambra. Dalla sommità della stessa si viene investiti in tutta la sua magnificenza da un panorama di straordinaria bellezza: borghi meravigliosi arroccati su dolci colline, campi e terreni coltivati, in cui spicca la coltivazione della vite e dell’olivo, sorretti dai tradizionali muretti a secco e folti boschi di eriche, ginepri, lecci, corbezzoli e ginestre.

INFORMAZIONI
La Pieve di Galatrona è visitabile da Aprile a Ottobre tutte le domeniche e tutti i festivi dalle ore 16:00 alle ore 18:00 (visite su richiesta per gruppi di minimo 8 persone negli altri giorni della settimana).

CONTATTI
Gruppo Volontari Pieve di Galatrona
Tel. 338 2879310

Ponte di Pogi

A pochi chilometri da Bucine, specchiandosi nel fiume Ambra, il ponte del Pogi è una delle testimonianze della antichissime dei vari insediamenti territoriali del Valdarno. Il ponte di Pogi, sito appunto nella frazione di Pogi è un reperto architettonico risalente all’età romanica, che in passato rappresentava la continuità di un antico tracciato della via Cassia adrianea permettendo di superare il torrente.

Sia il fiume che il ponte non tradiscono lo scorrere del tempo, infatti essi conservano la stessa atmosfera di luogo dai colori caldi e senza età; un’eredità preziosa che conferisce lascito impareggiabile con le sue cinque arcate in pietra sia in termini storici sia in ricchezza paesaggistica.

La recente ristrutturazione ha conferito nuovo splendore, senza stravolgimenti paesaggistici, incorniciando le rive del fiume sottostante con una morbida vegetazione. Il posto è meta indispensabile per amanti del trekking, della pesca e della fotografia.

Non lontano, arroccato sulla collina, vi è Pogi alta, un’antica e caratteristica rocca, un tempo castello oggi borgo incantato composto da case di pietra.